La fretta, sempre di corsa, come questa città. Una gara contro il tempo che voglio sfidare ritagliandomi un attimo per visitare la mostra dei cento pittori di via Margutta.
Finalmente un momento per respirare aria intima che profuma di arte e colori. Passeggio dimenticando tutti gli impegni, ma una lieve frenesia mi spinge ad accelerare la contemplazione: la mostra sta per chiudere.
I pittori sono tutti in procinto di riporre le tele, la via sta per spegnere i suoi colori insieme al tramonto che inizia ad ombreggiare la città.
Osservo ciò che resta, riconosco i soliti quadri dei veterani dell’associazione, penso di aver finito il giro ma poi passo vicino ad un altro gruppo di persone riunite intorno ad un timido stand . Invece di proseguire decido di dare una chance alla mia curiosità. Un mucchietto di quadri che avevo sottovalutato risalta ai miei occhi: pennellate energiche, colori intensi e scenari di città. Intorno un gruppo di ragazzi che brindano al successo dell’autrice. Spinta dalla concitazione dei suoi amici si presenta, ancora impregnata di emozione. Una giovane ragazza, dal sorriso trasparente come il suo nome: Chiara. Appena entrata nell’associazione dei cento pittori, questa è la sua prima esposizione ed una delle prime alla Galleria Vittoria.
Nel suo costante sorriso appare la soddisfazione di una giovane donna che vede realizzare le sue passioni. Tutto ciò mi coinvolge spingendomi a conoscerla meglio.
Ho fatto bene a concedermi questi attimi, perciò me ne concedo altri per entrare nella sua pittura che scopro essere fatta anch’essa di attimi.
Ciao Chiara, conosciamo la tua pittura. Cosa prevale di più nel tuo stile? Forma, materia, colore, linee o figure? perché?
Ciò a cui aspiro con la mia pittura è una coniugazione felice ed armoniosa di tutti quegli elementi a cui ti riferisci, soprattutto linea e colore, non a caso la mia mostra a Galleria Vittoria di Roma si intitolava “Materia, segno, gesto”, il titolo mi rappresenta appieno.
La materia , raffigurata attraverso forme, colori e linee non rimane intrappolata sulla tela ma fugge l’istantaneità del momento rappresentando il prima ed il dopo. Un’ espressione non solo spaziale ma anche temporale. Che ruolo hanno nella tua vita lo spazio ed il tempo e come influiscono con la tua pittura?
Il mio tempo è un tempo diverso, è un tempo DI-LA-TA-TO. La pittura ad olio è una tecnica ancestrale che richiede dei tempi speciali che non hanno nulla a che vedere con la corsa al secondo che caratterizza il nostro tempo, non c’è spazio per la frenesia. Dipingere la città vuol dire fermare il suo fare. Una mia collezionista mi ha detto una volta che dipingo “SITUAZIONI” un altro termine che ho apprezzato tantissimo.
Le pennellate vitali ed intense rispecchiano un tuo modo di essere o riguardano un aspetto che ti manca che solo la pittura riesce a darti ?
Mi piace che le mie pennellate risultino vitali ed intense perché rispecchiano il mio modo di essere.
Interessante è la scelta dei soggetti: paesaggi urbani e donne. Parliamo del primo. Nella serie di “Metropolis” hai raffigurato i taxi gialli di New York, in “Tutti a tavola” e “Piazza Vittorio” ad animare la scena sono le persone. Scenari immersi in una confusione colorata. Che considerazione vuoi esprimere sul chiasso e sulla fretta che anima la città? Unisce o divide le persone?
È innegabile che la città sia un caos. Ma ci sono degli attimi in quella confusione in cui tutto sembra essere esattamente così come dovrebbe essere, degli istanti in cui quella moltitudine, quasi fosse un caos sublime, si innalza. Ecco, in quel momento tutte le persone sono uguali, cittadini del mondo. Io cerco di dipingere quegli attimi. Attimi di perfezione imperfetta.
Nei tuoi quadri riguardanti i soggetti urbani intendi far prevalere più il “contenitore” (la città) o il “contenuto” ( le persone)?
Io voglio l’uno e l’altro o meglio aspiro ad entrambi. Perché l’uomo è la città quando la città è uomo, l’uno non può stare senza l’altro. Il contenitore ed il contenuto viaggiano paralleli, convivono ed insieme acquisiscono una forza superiore.
Parliamo ora della donna. Un tema più gettonato, ma infallibile. Come prova la mostra in corso alla gnam, la donna racchiude la seduzione,essenza femminile, nel suo corpo. Anche tu vuoi rappresentare questo aspetto o c’è dell’ altro?
Ah la donna! La donna è seduzione, nei gesti e negli atteggiamenti soprattutto. Ed è questo genere di fascino, quello innato, che amo dipingere, non una seduzione ricercata o impostata, ma naturale, che racchiude molto altro: intelligenza,spontaneità, malizia, solarità … “Sedia blu” è un quadro di forte fascino perché in quell’attimo (torniamo agli attimi) in cui lei si sfila la scarpa, è racchiusa tutta la seduzione del mondo. Quel quadro, quel gesto è seduzione.
Sei una donna giovane che sta cercando di farsi strada nel mondo dell’arte. Qual è stato il traguardo più grande ottenuto in questi anni e quali sono le tue future ambizioni?
Il traguardo più grande è aver trovato una persona, che poi è diventata mio marito, che ama e apprezza il mio lavoro il quale mi sprona più di chiunque altro a dare sempre il massimo.
Ama la mia pittura perché sa che siamo la stessa cosa, non posso stare senza. E poi aver trovato una galleria valida come Galleria Vittoria che mi supporta (e sopporta) accompagnandomi in questo cammino. Aspirazioni per il futuro: continuare a dipingere, sempre.
The WalkMan si propone di mettere in luce giovani talenti nel contesto italiano: cosa consiglieresti a chi, come te, ha deciso di investire la propria vita nella sua creatività?
Cosa consiglio ai giovani talenti creativi? Di continuare ad inseguire i propri sogni anche se sembra che non portino da nessuna parte, perché se si trova qualcosa dentro di sé che fa battere il cuore non bisogna lasciarlo andar via.
Chiara Bonami, settembre 2014